L’ho definita Economia della Consapevolezza perché sono convinto che ‘consapevolezza’ sia una parola chiave, in questo periodo della storia. – Niccolò Branca
Ebbene sì, è proprio lui, il presidente e amministratore delegato del Gruppo Branca. Essendo un fautore del pensiero sistemico in ambito economico, mi son detto: perché no? Andiamo a vedere cosa scrive. Cosa significa pensiero sistemico lo si capisce leggendo il libro. Date anche un’occhiata al suo sito. Visione che rimanda tra l’altro al bellissimo, ma più esteso e impegnativo, “Vita e Natura – una visione sistemica” del fisico F. Capra (consiglio di leggerlo se piace l’argomento).
Per la verità è un approccio che adotto praticamente da sempre nel lavoro di ricerca sul gelato, ne ho parlato varie volte sul blog: in sintesi si tratta di vedere le cose da un punto di vista più ampio, tenendo conto delle relazioni tra gli aspetti strutturali (bolle d’aria, cristalli di ghiaccio, globuli di grasso…) e come cambiano al variare di uno o più aspetti.
Si può adattare quest’ottica a svariati campi dello scibile, compresa appunto l’economia. Penso che oggi più che mai occorra stimolare una visione ampia e lungimirante, imprescindibile da certi temi etici e ambientali. L’economia della consapevolezza rappresenta un compendio di intuizioni e spunti di riflessione su questi temi, liberi dai soliti condizionamenti di una imprenditoria stantia e bottegaia, che fatica a tenere il passo di un mondo complesso e in rapido mutamento.
Niccolò Branca ci mostra come tutto può trasformarsi in un’occasione di crescita, dove il nostro benessere è intimamente legato al benessere della nostra impresa e della società. Analizzando certi meccanismi insani in cui cadiamo anche inconsapevolmente, a partire da come ci rapportiamo a noi stessi e all’altro, maturiamo poco a poco uno sguardo più equanime, penetrante e fertile di idee. Così affrontare il proprio lavoro quotidiano con le sue incombenze, non è dissimile dal percorrere una via di autoconoscenza.
Nella consapevolezza trasformativa dell’interdipendenza delle cose, viene costruita quella che Niccolò Branca chiama l’economia della consapevolezza, che attenzione non è una strampalata teoria dell’ultimo profeta un po’ new age stile Silicon Valley. Oltre a circoscrivere in dettaglio i suoi principî, ne mostra un esempio tangibile attraverso l’esperienza di una delle realtà imprenditoriali italiane di maggior successo.
Mettendo al centro i valori umani e l’etica sociale e ambientale, ho trovato particolarmente interessante e motivante i suggerimenti disseminati lungo tutto il testo, con alcuni esempi pratici che possono essere presi come spunto per favorire la transizione a un nuovo modello di impresa.
Ispirante la sezione dedicata alla consapevolezza nella produzione, con uno sguardo allo studio e alla scelta delle materie prime e allo svolgimento dei processi di lavorazione, prendendo come riferimento lo stabilimento Branca.
Il capitolo successivo non è da meno, affrontando il tema dell’innovazione e come attuarla, prestando attenzione agli autentici valori fondativi e i vantaggi reali per il cliente. Leggere di come il Centro Studi Branca affronta la ricerca e l’innovazione può fornire non pochi spunti metodologici da applicare anche in una piccola impresa come la nostra.
Si prosegue quindi ad investigare i temi ambientali e la responsabilità sociale delle imprese, la chimera del greenwashing e come concretizzare invece una politica efficace con una serie di interventi mirati (per i quali non sarebbe stato male avere più dettaglio).
Vengono toccati anche temi difficili come il giusto atteggiamento verso il profitto, concepito in una prospettiva più ampia e in grado di considerare in modo intelligente gli aspetti etici. Segue quindi tutta una serie di considerazione su vari aspetti aziendali come la gestione e responsabilizzazione del personale e altre osservazioni a carattere più ampio e generale.
Chiude un interessante glossario che diviene occasione non solo di imparare termini che echeggiano nei social, probabilmente non sempre chiari, ma anche di riflessione su aspetti dell’impresa spesso non tenuti nel dovuto conto: ad esempio la qualità della comunicazione interna, il pensiero circolare o l’atteggiamento proattivo.
Ne consiglio la lettura a quanti avvertono che c’è qualcosa che non va, un glitch se vogliamo usare un termine anglosassone, nel classico modo di fare impresa. Un libro che può diventare una bussola per chi non ha mai affrontato seriamente questi argomenti e ha bisogno di prendersi un po’ di tempo per ridiscutere le basi del proprio lavoro e perché no, della propria vita.
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